Tacchi alti: chi l’ha detto che possono essere indossati soltanto dalle donne?
La storia ci insegna che in passato molti uomini celebri amavano concedersi questo capriccio ai piedi come simbolo di eleganza e lusso.
E oggi come vive la moda il binomio uomini-tacchi alti?
Facciamo un passo indietro nella storia per conoscere le fasi che hanno condotto all’epoca attuale, conosciuta come genderless, contro ogni sorta di etichetta.
Tacchi alti: dal passato fino ad oggi
In alcune parti del mondo, ancora oggi, un uomo con le scarpe col tacco è considerato bizzarro.
Complice l’ignoranza della storia ma anche i preconcetti ancora piuttosto diffusi, si pensa subito ad un eccesso fuori luogo, ad un’usanza dai gusti discutibili o addirittura ad una persona disagiata da monitorare.
Tutta colpa degli standard che la società ci impone per omologarci!
Ma non è sempre stato così. C’è stato un tempo in cui gli uomini potevano indossare calzature con tacco senza sentirsi giudicati. Anzi, il loro look suscitava ammirazione e devozione.
Forse non tutti sanno che nella storia della moda qualcuno aveva già anticipato le tematiche no gender che noi stiamo conoscendo solo recentemente. Ecco le fasi storiche che hanno per protagonisti i tacchi alti:
- 1: i tacchi sono sinonimo di nobiltà e lusso
- 2: i tacchi diventano una prerogativa femminile
- 3: i tacchi come emblema della bellezza senza genere
Ma cerchiamo di capire insieme cos’è successo nelle varie epoche e perché oggi l’uomo può finalmente sentirsi libero di indossare quel tacchetto che lo rende molto cool.
Tacchi e nobiltà, un lusso per pochi eletti
Il tacchetto nella scarpa maschile fece la sua prima apparizione documentata nell’epoca dei Persiani. Pare che fossero le calzature perfette per compiere alcune attività belliche, come il tiro con l’arco. Da quel momento divennero sempre più comuni nei ceti elevati, gli unici a potersi permettere questo lusso in società.
Alla corte del Re Sole di Francia, Luigi XIV, erano quel dettaglio che indicava potere, nobiltà e fama. Lo sapevate che il sovrano fece anche una legge che vietava a chi non fosse di ceto elevato di portare i tacchi?
Ed è così che si poteva notare subito chi fossero gli uomini del ceto superiore e chi invece apparteneva alla plebe: bastava guardare i loro piedi e le calzature scelte!
Quindi i tacchi per gli uomini in questa prima fase erano ben accetti, ma si era ancora molto lontani dai principi genderless attuali. Erano, infatti, solo un simbolo di discriminazione e portavano a stereotipi di disuguaglianza tra ceti diversi.
Stop ai tacchi alti per l’uomo: troppo femminili
Qualcosa cambiò radicalmente nel periodo dell’Illuminismo. A partire dal 1700 si diffuse la convinzione che gli uomini dovessero portare scarpe più consone e “serie”, relegando il tacco alla classe femminile, più superficiale quanto frivola e dunque attenta a dettagli esclusivamente estetici.
Si sa che in quel periodo le donne erano considerate inferiori agli uomini, soprattutto in fatto di istruzione e intelligenza. Ed è da queste piccole cose che cominciarono le differenze di genere che negli anni si sono fatte sempre più evidenti e hanno segnato l’inizio di una serie di stereotipi tramandati fino ad oggi.
Tempo dopo, qualche accenno di ritorno ai tacchi nel look maschile è stato tentato, ma chi osava indossarli davvero veniva subito etichettato come “stravagante” e perciò considerato poco credibile o affidabile.
Il via libera ai tacchi anche nella moda maschile
I primi a far tornare in voga i tacchi alti per l’uomo furono alcuni gruppi rock degli anni ’70. Insieme a colori sgargianti e trucco in viso hanno iniziato ad indossare tacchi alti e in particolare le classiche calzature con la zeppa.
Il loro abbigliamento era considerato eccentrico, ma in tanti volevamo imitare i loro idoli e si diffuse sempre più questa nuova moda anche tra i giovanissimi.
Pian piano, tra lotta agli stereotipi e voglia di rinnovamento, il look unisex si è fatto strada fino ai giorni nostri, per dire NO ai tacchi come simbolo di:
- Discriminazione tra generi
- Differenza tra ceti
- Simbolo di stravaganza
Oggi i tacchi alti sono parte integrante dell’outfit maschile. Ne esistono diverse varianti per accontentare i gusti di ognuno: da chi vuole apparire a chi desidera solo essere chic o elegante.
Resta il fatto che sono diventati il simbolo della nuova generazione genderless che vede l’abbigliamento unisex, anticonformista e di certo molto originale.
Moda e bellezza senza genere
Ci tengo a sottolineare un concetto a me molto caro: la bellezza è senza tempo e senza genere!
I tacchi alti ne sono un chiaro segno, alla luce di quanto vi ho appena raccontato prendendo spunto dalla nostra storia.
Lo hanno già capito molti designer importanti che hanno dedicato le loro collezioni speciali proprio a calzature maschili con tacco. Non ci credete? Andate a sbirciare tra le creazioni di Rick Owens, Jimmy Choo o Christian Louboutin e lo vedrete coi vostri occhi!
Ma, il fatto che la moda odierna abbia aperto i battenti anche ad elementi genderless non si vede solo nell’ambito delle calzature
Lo possiamo infatti notare anche nel settore del make-up, nail art, skincare e abbigliamento: le differenze di genere sono ormai superate e ognuno è libero di vestirsi, truccarsi o sentirsi chic a proprio modo.
Anche Maison Pop Couture è dalla parte dei “no gender”. Qualcuno pensa che dal momento che abbiamo creato una splendida collezione di pellicce sintetiche il nostro target siano esclusivamente le donne.
Niente affatto! La moda non è solo per alcuni e se vogliamo guardare oltre non dobbiamo porci nessun limite.
Restare ancorati ai vecchi cliché non fa parte del mio mondo, ormai lo sapete bene!
Quindi via libera ai tacchi alti anche per gli uomini, diamo spazio all’outfit senza genere per tutti e regaliamo alla storia della moda una nuovissima quanto innovativa fase in cui tutto è possibile e niente deve scandalizzare.
Il rinnovamento è già cominciato e io voglio avere un ruolo di punta in tutto questo: voi siete con me?
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